Tesina certificazione Project Invictus.
Quello che state leggendo in questo momento è un testo provocatorio e riflessivo allo stesso tempo.
Presto sempre tantissima attenzione a quelle che sono le notizie riguardanti l’ambiente dello spazio, sono sempre stato affascinato da quel mondo immenso, soprattutto per quanto riguarda la vita, la vita umana fuori dal nostro pianeta.
Oggi mi sono ritrovato a leggere uno studio portato avanti dall’Università di Milano e l’Università di Pavia riguardante le conseguenze della riduzione del movimento dei corpi per un tempo prolungato, studio progettato per osservare le potenziali evoluzioni degli astronauti nello spazio, in situazione di microgravità.[1]
La mia testa sempre un po’ “vagabonda” ha cominciato ad osservare come, essendo questi studi estendibili anche alla popolazione umana costretta a letto, ci potrebbe essere un collegamento tra queste argomentazioni ad un problema sempre più presente ai nostri occhi: la sedentarietà.
Partiamo da una definizione di “Sedentarietà”: Stile di vita sedentario, dovuto alla mancanza di esercizio fisico, caratterizzato dallo stare seduti, leggere, guardare la televisione e usare il computer per buona parte del giorno con mancanza parziale o totale di esercizio fisico[fonte].
Devo ammettere, ahimè, che parlo da persona sedentaria, molto raramente supero i 7000passi giornalieri, studio e lavoro alla scrivania, guardo ore di serie tv e diff icilmente mi ritrovo a fare commissioni fuori casa senza automobile. Un po’come la maggior parte delle persone oggigiorno.
Posso essere provocatorio (Adoro esserlo)?
Sembra che oggi la differenza più lampante tra uomo e animale è che l’uomo spende la maggior parte della propria vita tra quattro mura di cemento, spesso senza vedere la luce del sole per giornate intere, senza esporre il proprio essere sociale, dove il massimo movimento delle gambe è per andare dal letto al bagno e viceversa e la massima soddisfazione è quella di vincere l’ennesima partita a Fifa online. Non facciamo più parte della natura e questo si ritorce ovviamente contro di noi. Siamo gli astronauti delle quattro mura, chiusi nella nostra tuta spaziale nel nostro universo di comfort.
Quello che ci tengo a dire è che siamo per la maggior parte definibili persone sedentarie, anche se siamo sportivi, siamo portati a passare tantissimo tempo quasi immobili al lavoro, davanti la tv o il computer.[2]
Partiamo dal principio. Molti dei comportamenti che impariamo e reputiamo giusti da adulti sono appresi a partire dall’osservazione dei nostri genitori. In uno studio del 2017 [3] è stata analizzata l’associazione tra le pratiche genitoriali e l’ attività fisica, le tendenze alla sedentarietà ed il BMI dei bambini. Si è osservata una buona correlazione tra fra quello che è il tempo passato davanti ad uno schermo dei genitori e quello dei figli, dove la riduzione di quello dei primi ha portato ad una riduzione di quello dei bambini. Oltretutto, si è visto come la stimolazione dell’ attività fisica da parte dei grandi nei confronti dei figli abbia portato, due anni dopo, a dei bambini più attivi, con un BMI migliore e con minore tempo speso in attività sedentarie. Oltretutto l’attività fisica si è vista essere relazionata alla stimolazione di sé stessa, andando a creare un loop a feedback positivo.
Al contrario si è osservato che i genitori poco stimolanti rimanessero tali anche dopo due anni. Questi, spesso, erano proprio gli adulti che avevano comportamenti sedentari più a lungo durante il giorno. Al tempo stesso i genitori che avevano provato a stimolare l’ attività dei propri figli senza successo, dopo due anni, avevano smesso di farlo. Invece altri genitori non concepivano la sedentarietà dei figli come un problema, oppure la vedevano come parte del carattere dei propri bambini. Il punto è che si è osservato che spesso i cari genitori entrano in una spirale negativa assieme a i propri figli dalla quale è difficile sfuggire, più sedentarietà corrisponde a meno stimolazione all’essere attivi, che corrisponde ancora a maggior comportamento sedentario. E nel 2019, dove ormai chiunque è costretto ad usare la tecnologia anche per scopo lavorativo, è molto facile cadere in questa trappola, andando così ad influenzare i propri figli ad uno stile di vita troppo statico.
Ma non sono assolutamente qui a condannare la tecnologia, in quanto credo che, insieme ai tanti contro, ci siano anche tanti pro.
Ma cos’ è che viene a mancare quando siamo rinchiusi nelle nostre scatole di cemento?
Il mitologico carico dell’ antico dio greco Elio, il sole.
Tanti anni di ricerca hanno cercato di ovviare ad una grossa problematica degli astronauti quando costretti per mesi, se non per anni, all’essere quasi isolati dalla luce solare.
Spesso si sente dire “Il sole è vita” ed è totalmente vero.
La Vitamina D è prodotta dal nostro organismo principalmente quando esposto alla luce ultravioletta, un soggetto medio necessita di 400-800IU/die fino ai 50 anni e 800-1000IU/die in età più avanzata[fonte].
Questa vitamina è fondamentale per l’ assorbimento del calcio al livello
intestinale ed anche per la deposizione del calcio al livello delle ossa; ciò significa che la mancanza di questa può portare a rachitismo nei bambini e allo sviluppo dell’osteoporosi soprattutto in età avanzata.
La quantità giornaliera raccomandata di Calcio è di circa 1.000mg/die[fonte]. Questo meccanismo è così importante per la nostra salute tanto che la
NASA supporta i propri astronauti con integratori di questa vitamina per ottimizzare quanto più possibile l’ assorbimento di calcio.
Questo è stato dimostrato ulteriormente in uno studio[4] pubblicato nel 2012 che ha visto la partecipazione di Scott M. Smith[profilo], nutrizionista della NASA, effettuato direttamente su 13 astronauti sulla Stazione Spaziale Internazionale. Nello studio sono stati utilizzati anche l’Interim Resistive Exercise Device(iRED) e l’Advanced Resistive Exercise Device(aRED), strumenti presenti sulla ISS che permettevano agli ospiti di effettuare allenamenti di resistenza in situazioni di microgravità(Gravità quasi nulla).
Carl Walz utilizza l’iRED, anno 2002.
Chris Cassidy utilizza l’aRED, anno 2013.
Altre immagini: 1 2 3 4 5 Funzionamento aRED: YouTube
L’iRED(Ritirato poi nel 2011) e l’aRED permettevano di effettuare anche squat, stacco ed affondi, oltre a vari esercizi per bicipiti, tricipiti e spalle. Sottolineo gli esercizi per gli arti inferiori perché è stato più volte dimostrato come la microgravità e la mancanza di movimento delle gambe possa portare a conseguenze negative per la salute dello scheletro e del nostro sistema nervoso[1]. A questo sono state aggiunte delle sedute di cardio su tappeto e bike, ma non le approfondirò in quanto odio l’attività cardio.
Come volevasi dimostrare la somministrazione di esercizi di resistenza e la supplementazione con Vitamina D ha portato a preservare maggiormente la massa e la densità ossea degli astronauti.
Ora, qualcuno si starà chiedendo cosa questo possa avere a che fare con noi. Bene, è stato dimostrato come l’attività fisica durante l’adolescenza e la riduzione della tendenza alla sedentarietà negli adulti possa migliorare la salute ossea[5], oltretutto l’esercizio è estremamente utile come strategia a lungo termine per il mantenimento della massa ossea e nell’evitare l’osteoporosi relativa all’invecchiamento o alla menopausa.[6]
Sapete quale è un altro grosso mostro che i nostri emissari nello spazio si trovano spesso ad affrontare?
La depressione.
Le fonti Istat indicano che in Italia ci sono all’incirca 2.8 milioni di persone con disturbi depressivi e che questo numero è in forte crescita. In orbita il forte, inevitabile e costretto isolamento nonché il forte carico di lavoro e responsabilità affidata agli astronauti ha portato molto spesso all’emersione di tendenze depressive in questi ultimi.
Di questo è anche responsabile la mancanza di alternanza tra il normale ciclo giorno e notte, che si sa essere responsabile di un aumento della depressione; è noto come in Groenlandia, dove in estate non viene notte per mesi, è presente il tasso di suicidi più alto al mondo.
“Midnight Sun”, Groenlandia.
Questo sta portando la NASA a sviluppare un sistema di sostegno psicologico a distanza o addirittura a sviluppare un software con sistema di trattamento della depressione automatizzato su base multimediale che simuli quello che potrebbe essere il lavoro di uno psicologo professionista.
Questo è stato anche sperimentato nel 2012 senza grandiosi effetti, ma lasciando comunque presagire futuri sviluppi positivi di questo strumento[7]. Allo stesso modo è stato mostrato come il comportamento sedentario sia associato con malessere psicologico, bassa qualità della vita e che abbia un elevato rischio di sviluppare insonnia e disturbi del sonno[8] nonché depressione.[9, 10]
Nel 1994 è stato effettuato uno studio[11] che analizzava la crew dello Space Shuttle Columbia nella missione del 1991; questa ricerca mostrò come i livelli di peptide C fossero, durante il viaggio, inferiori rispetto a quelli presi prima della partenza e dopo il ritorno degli astronauti. Di questo studio non si trovano molte informazioni ed è comunque da prendere con le pinze, perché
non è possibile trovare i metodi di analisi e oltretutto è abbastanza datato.
Equipaggio missione STS-40 dello Space Shuttle Columbia, 1991.
Il peptide C è una molecola prodotta insieme all’insulina, si forma a partire dalla proinsulina, prodotta dalla pre-proinsulina, prodotto delle cellule beta del Pancreas.
Il rapporto è quindi di 1:1 tra insulina e peptide C, così, se i livelli di quest’ultimo sono bassi, allora anche i livelli di insulina secreta saranno bassi.
Di conseguenza esso viene osservato e misurato come indicatore di
gravità dello sviluppo della patologia del Diabete.[Approfondimento]
Nel nostro paese i diabetici sono 3.3 milioni, il 92% è affetto dal tipo 2 il numero dei pazienti aumenta più avanza l’età. [Statistiche reperite da: http://www.portalediabete.org]
Ma sappiamo che nelle fasi precoci di questa patologia il pancreas produce ancora insulina, anzi, ne produce troppa, perché ci si trova in uno stato di insulino-resistenza, cioè le nostre cellule muscolari e adipose non reagiscono più all’azione di questo importantissimo ormone, andando a creare uno stato in cui nel sangue si riscontra un traffico elevato di acidi grassi e glucosio. Ad un certo punto è come se il pancreas “cedesse” e di conseguenza si diventa diabetici.
Uno studio ha mostrato come pazienti costretti a letto abbiano riscontrato una diminuzione della sensibilità insulinica nella loro degenza di una settimana.[12] Ma altri studi hanno invece mostrato come maggiori livelli di sedentarietà siano correlati ad un maggior rischio di sviluppo di Sindrome Metabolica e del Diabete di tipo 2.[10, 13]
Oltretutto la NASA da anni sta creando una raccolta di dati sul rischio cardiovascolare degli astronauti che sembra aumentato a causa delle abitudini alimentari e sportive alterate, allo stress psico-fisico, ai ritmi circadiani spostati, alle radiazioni e all’esposizione alla microgravità[url1, url2].
Ancora una volta sembra che la sedentarietà porti ad un aumento del rischio cardiovascolare[10] e, soprattutto, di mortalità.[10, 14]
Intanto è stato anche dimostrato come l’inattività fisica sia uno dei fattori di rischio maggiori per lo sviluppo della demenza e, soprattutto, del Morbo di Alzheimer[1, 15, 16], ancora una volta questo vale sia per gli astronauti e sia per noi sedentari.
A questo punto è evidente, come volevasi dimostrare, che la sedentarietà è un comportamento a cui tendiamo sempre di più ai nostri giorni ed è quanto più possibile da evitare per vivere una vita in salute, magari accompagnato da una buona dieta ed un esercizio fisico costante.
Però c’ è ancora una domanda che mi rimbomba nella testa:
Davvero l’umanità sta andando a finire come quella rappresentate nel film WALL•E?
Scena del film WALL•E, prodotto da Walt Disney Pictures e Pixar Animation Studios, 2008.
Per qualsiasi dubbio, domanda o informazione relativa a questo o altri articoli puoi scrivermi a:
Puoi seguirmi anche su:
- Adami R., Pagano J., Colombo M., Platonova N., Recchia D., Chiaramonte R., Bottinelli R., Canepari M., Bottai D., Reduction of Movement in Neurological Diseases: Effects on Neural Stem Cells Characteristics., 2018. [URL]
- Silfee V., Lemon S., Lora V., Rosal M. , Sedentary Behavior and Cardiovascular Disease Risk Factors among Latino Adults., 2017. [URL]
- Sleddens E.F.C., Gubbels J.S., Kremers S.P.J., van der Plas E., Thijs C., Bidirectional associations between activity- related parenting practices, and child physical activity, sedentary screen-based behavior and body mass index: a longitudinal analysis., 2017. [URL]
- Smith S.M., Heer M.A., Shackelford L.C., Sibonga J.D., Ploutz-Snyder L., Zwart S.R., Benefits for bone from resistance exercise and nutrition in long-duration spaceflight: Evidence from biochemistry and densitometry., 2012. [URL]
- Braun S.I., Kim Y., Jetton A.E., Kang M., Morgan D. W., Prediction of bone mineral density and content from measures of physical activity and sedentary behavior in younger and older females., 2015. [URL]
- Santos L., Elliott-Sale K.J., Sale C., Exercise and bone health across the lifespan., 2017. [URL]
- Cartreine J.A., Locke S.E., Buckey J.C., Sandoval L., Hegel M. T., Electronic problem-solving treatment: description and pilot study of an interactive media treatment for depression., 2012. [URL]
- Yang Y., Shin J.C., Li D., An R., Sedentary Behavior and Sleep Problems: a Systematic Review and Meta-Analysis., [URL]
- Zhai L., Zhang Y., Zhang D., Sedentary behaviour and the risk of depression: a meta-analysis., 2015. [URL]
- Young D.R., Hivert M.F., Alhassan S., Camhi S.M., Ferguson J.F., Katzmarzyk P. T., Lewis C.E., Owen N., Perry C.K., Siddique J., Yong C.M.; Physical Activity Committee of the Council on Lifestyle and Cardiometabolic Health; Council on Clinical Cardiology; Council on Epidemiology and Prevention; Council on Functional Genomics and Translational Biology; and Stroke Council, Sedentary Behavior and Cardiovascular Morbidity and Mortality: A Science Advisory From the American Heart Association., 2016. [URL]
- Stein T.P., Schulter M.D., Boden G., Development of insulin resistance by astronauts during spaceflight., 1994. [URL]
- Dirks M.L., Wall B. T., van de Valk B., Holloway T.M., Holloway G.P., Chabowski A., Goossens G.H., van Loon L.J., One Week of Bed Rest Leads to Substantial Muscle Atrophy and Induces Whole-Body Insulin Resistance in the Absence of Skeletal Muscle Lipid Accumulation. 2016. [URL]
- Diaz K.M., Goldsmith J., Greenlee H., Strizich G., Qi Q., Mossavar-Rahmani Y., Vidot D.C., Buelna C., Brintz C.E., Elfassy T., Gallo L.C., Daviglus M.L., Sotres-Alvarez D., Kaplan R.C., Prolonged, Uninterrupted Sedentary Behavior and Glycemic Biomarkers Among US Hispanic/Latino Adults., 2017. [URL]
- Diaz K.M., Howard V.J., Hutto B., Colabianchi N., Vena J.E., Saff ord M.M., Blair S.N., Hooker S.P., Patterns of Sedentary Behavior and Mortality in U.S. Middle-Aged and Older Adults: A National Cohort Study., 2017. [URL]
- Rovio S., Kåreholt I., Helkala E.L., Viitanen M., Winblad B., Tuomilehto J., Soininen H., Nissinen A., Kivipelto M., Leisure-time physical activity at midlife and the risk of dementia and Alzheimer’s disease., 2005. [URL]
- Guure C.B., Ibrahim N.A., Adam M.B., Said S.M., Impact of Physical Activity on Cognitive Decline, Dementia, and Its Subtypes: Meta-Analysis of Prospective Studies., 2017. [URL]