Tantissime persone alla ricerca di risultati estetici, che siano di dimagrimento o di ingrossamento, utilizzano applicazioni contacalorie. Ma partiamo dal principio.

Come definireste un cacciavite?

Semplicemente come uno strumento per stringere o allentare viti.

(Vi starete forse chiedendo cosa ha a che fare con le applicazioni contacalorie.)

Nel 2014 un ragazzo nel Lazio è stato brutalmente assassinato con un cacciavite conficcato nel petto.

Infatti, cos’è uno strumento? Potremmo definire la parola “Strumento” come:

Arnese, apparecchio più o meno complesso, necessario per compiere determinate operazioni.

O ancora:

“Ciò che è usato come mezzo per ottenere uno scopo.”

Infatti, quello con cui voglio arrivare con questo post è a trasmettere una visione di ciò che è uno strumento…come uno strumento.

Cosa sono le applicazioni contacalorie?

Le applicazioni contacalorie non sono quella cosa che ti fa mangiare i carboidrati, che ti fa fittare la pizza fritta o i biscotti inzuppati nella crema al cioccolato nella dieta.

Come tutti gli strumenti, anche questi devono essere utilizzati in un determinato modo per evitare quelli che possano essere effetti dell’uso improprio.

È infatti molto facile dirsi:

“Me lo ha detto l’app, allora sto facendo bene.”

O, ancora:

“L’app dice che posso!”

Accompagnato dall’ingestione dell’intero vasetto di zucchero a cucchiaiate.


Ci sono rischi nell’utilizzo di queste applicazioni?

I rischi principali derivanti dall’utilizzo improprio di questi strumenti sono diversi:

1. Lo sviluppo di comportamenti ortoressici nei confronti del cibo, dove vengono inclusi nella propria programmazione alimentare solo una serie di cibi con cui il soggetto si sente a proprio agio e che ritiene “sicuri”, che contengono (o non contengono) determinati elementi ed a tutta una serie di regole alimentari che facciano pensare ad un “salutismo estremo”. Questi comportamenti (O disturbo!), hanno tantissime conseguenze sulla socialità e sulla salute psico-fisica del soggetto. L’Ortoressia è, a mio parere, descritta molto bene in questo articolo su psiche.org.

2. Fai da te, senza competenze. È facile far combaciare quattro numeretti tra di loro, ma questo non equivale automaticamente ad avere un piano alimentare corretto. Prima di tutto l’applicazione calcola le kcal e i macronutrienti di cui si necessita sulla base di un’equazione, non è che un nutrizionista vi spia dalla fotocamera dello smartphone e fa una valutazione soggettiva. Ancora, se a questo aggiungiamo la diffusa ed inconsapevole ignoranza alimentare (intesa come mancanza di educazione o vera e propria ignoranza), otteniamo il disastro. Il piano non porta risultati perché non modellato sul soggetto e porta anche squilibri e insostenibilità a causa di una scelta di fonti poco consapevole.

3. IIFYM portato allo stremo. Con questo acronimo si intende “If it fits your macros.”, cioè, alla lettera, “Se rientra nei tuoi macronutrienti.”; è un modo di approcciarsi all’alimentazione che ha segnato un passaggio epocale nel modo della ricomposizione corporea, si è passati da riso, pollo e broccoli a cibi più sfiziosi ed appaganti, anche di origine industriale, creando un approccio, appunto, flessibile. Questo approccio ha il compito di andare a rendere meno stressante e pesante il rispetto della dieta, ma, se esasperato, fallisce. Infatti, è molto facile far “fittare” sempre più e più alimenti industriali, magari molto densi energicamente, di bassa qualità e probabilmente molto poveri di micronutrienti. È facile trovare persone che si affidano all’IIFYM quotidianamente, inserendo merendine, biscotti, gelati; sono del parere che chi sia portato ad attuare questi comportamenti abbia qualcosa da rivedere nel proprio rapporto con il cibo o nella propria educazione alimentare, cercando di capire il perché di questo implacabile e sconsiderato desiderio (o bisogno) di junk food.

4. Mi permetto di coniare il termine ILFYM, per rimanere in tema con quello su citato, con questo acronimo intendo “If life fits your macros.”, “Se la vita rientra nei tuoi macronutrienti.”. Con questo intendo la tendenza molto in voga di provare a far rientrare pasti assurdi nel nostro piano giornaliero, cercando di far entrare roba come il risotto alla pescatora mangiato al ristorante nel piano alimentare, “Chissà se il cuoco mi ha messo 50g o 60g di riso nel piatto.”, “Chissà se i gamberi avevano mangiato prima di essere cotti, sennò mi occupano più carbo!”. Questo modo di fare è altamente stressante, inconcludente, irrealistico, inopportuno ed antieducativo. Da una parte era meglio la prassi del passato, “Fuck it! Oggi non sto a dieta!”, almeno ci si godeva la serata con gli amici o la famiglia con un pasto fuori casa e poi il giorno dopo si piangeva nel letto.

La consapevolezza prima del calcolo.

Sono completamente del parere che, a meno di una gara nel medio-breve periodo, sia inutile farsi tante pippe, l’importante è essere consapevoli del fatto che non si sta seguendo il proprio piano. Questa sera vai a mangiare con il tuo ragazzo al ristorante? Bene, mantieniti leggera nel resto della giornata e goditi il pasto fuori, senza trasformarlo in un’abbuffata ovviamente! Non eliminare la socialità e non lasciare che la socialità debba inscriversi nei tuoi piani alimentari.

Quando sono utili le applicazioni contacalorie?

D’altro canto, lo sviluppo di questi calcolatori (Perché alla fine non sono altro che questo.) ha reso molto più semplice la vita a tutte le persone alla ricerca di una ricomposizione corporea, permettendo a chiunque di selezionare da sé in qualsiasi momento gli alimenti di cui nutrirsi, sia in base alle proprie preferenze, che in base alla disponibilità, evitando comportamenti del tipo:

“Oggi ho sgarrato ormai, andiamo a svuotare la dispensa!”

Quando magari semplicemente ci si era scordati di comprare il pollo per pranzo e si aveva consumato del tacchino.

Oppure per l’inserimento sporadico e strumentale di cibo spazzatura; alla fine le nostre papille gustative ed il nostro cervello ogni tanto vogliono drogarsi: se un’IIFYM oggi ti il sorriso e ti toglie un’abbuffata domani, cosa c’è di male?!

Se vuoi sapere come calcolare le calorie ed i macronutrienti che stai assumento, ho scritto questa guida.


I dati sulle calorie sono affitabili?

Ancora c’è da essere consapevoli che molto spesso i valori che si trovano nei database di questi tipi di app sono errati e, di conseguenza, è importante controllarli, consiglio il sito del CREA che ha un ottimo database su gli alimenti non processati.

Oltretutto le tabelle nutrizionali sono sempre (anche un minimo) approssimate, facendoci capire che è impossibile essere precisi, ma anche inutile, il nostro corpo non calcola, siamo noi che vogliamo per forza farlo! Un determinato apporto calorico è ottimale per noi, non perfetto, perché approssimativamente si sposa con il nostro corpo, il nostro stile di vita ed i nostri obbiettivi.

Cosa portarsi a casa?

Riassumendo, le applicazioni contacalorie sono uno strumento e, come tale, vanno usate in una determinata maniera per ottenere determinati risultati. Trovo molto positivo come, nel tempo, queste possano crearci la consapevolezza di quanto e come stiamo mangiando, facendoci comprendere quanta energia apportano determinati alimenti e da cosa sono principalmente composti.


In conclusione, si possono riconoscere tanti pro e contro a queste app, come sempre, ciò che propongo è una via di mezzo, può essere utile sapere quanto e come si sta mangiando giorno per giorno, ma può anche essere dannoso. L’eventuale soluzione che propongo è quella di andare a creare delle giornate tipo tramite app, andare ad appuntarle o stamparle cercando di seguirle per la maggior parte del tempo e per la maggior parte delle caratteristiche e modificandole tramite app solo per un’eventuale mancanza di un alimento riportato o per un raro IIFYM.


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Lorenzo De Simone

Personal Trainer napoletano di fitness e bodybuilding specializzato in ricomposizione corporea, certificato Project Invictus e diplomato ASI 3°lvl. Amo allenare, allenarmi, studiare e cucinare piatti "simil-fit" brutti.

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